Summary
Homeopathy could usefully integrate conventional antitumor therapies as well as it can be used as an alternative when mainstream cancer cures do not work effectively.
Homeopathy is also useful to control the side effects and adverse effects resulting from conventional therapies. The amount of data collected in this field is still limited and so far only preliminary observational studies have been published. All the same, the therapeutic potential of homeopathy in cancer is still mostly unknown and only the ability to carry out wide observational studies and controlled clinical trials will allow us to define it correctly.
Key-words: Complementary Alternative Medicine; Cancer; Homeopathy; Carcinogens at ultra-low doses.
Introduzione
Negli ultimi anni è progressivamente aumentato fra i malati di cancro il ricorso a terapie alternative e complementari (CAM) considerate anche dalla medicina ufficiale come potenzialmente utili nella gestione di questi pazienti (1). Si calcola che dal 7 al 64 % dei pazienti affetti da cancro utilizzi forme terapeutiche non convenzionali, con una percentuale media del 37.4 % negli studi fra gli adulti (2) e anche nei bambini il ricorso a terapie non convenzionali è frequente, anche se con risultati che al momento appaiono discutibili (3).
Anche in Italia il fenomeno è crescente e, per esempio, in uno studio realizzato, nel 1998, su 472 donne affette da tumore della mammella (4) il 16 % risultava utilizzare terapie complementari dopo l'intervento chirurgico con una prevalenza di omeopatia, fitoterapia, agopuntura. La maggioranza di queste pazienti si dichiaravano soddisfatte del risultato ottenuto e i 2/3 ne consigliavano l'utilizzo.
Anche l'atteggiamento degli oncologi ufficiali, originariamente molto negativo, sembra essersi modificato ultimamente (5), tanto che il 30 % dei pazienti con cancro che si rivolgono per un trattamento agli ospedali omeopatici in Gran Bretagna vengono lì indirizzati dal proprio oncologo (6).
Tra gli utilizzatori di CAM nel trattamento del cancro esiste una quota importante di pazienti che si rivolge all'omeopatia, soprattutto in modo complementare e sussidiario all'uso delle terapia convenzionale, ma anche in forma alternativa rispetto alla terapia ufficiale, se in particolari situazioni sociali o in stadi di malattia molto avanzati e quindi non più trattabili secondo i criteri convenzionali.
Applicazione della tecnica omeopatica classica
In uno studio indiano di Sanjeev Garg del 1998 (7) sono stati presi in considerazione 122 pazienti con diverse forme di tumore cerebrale. Di questi malati 70 (57.4 %) sono stati inclusi nello studio. I criteri di inclusione e di esclusione dei pazienti sono stati definiti in base alla durata del trattamento e sono stati esclusi i pazienti trattati per un periodo di tempo inferiore a 6 settimane.
In sede diagnostica, è stato studiato il quadro clinico complessivo con TAC e RM. L'esame includeva la consulenza neurologica. I medicinali sono stati selezionati tenendo conto della totalità dei sintomi, della valutazione clinica, della causa e della natura della malattia. È stata rilevata in ambulatorio la seguente frequenza dei diversi tipi di tumore cerebrale: glioma 17,2%, astrocitoma 43,4%, meningioma 9,8%, adenoma ipofisario 9%, altri 20,6%.
Il rapporto fra pazienti di sesso maschile e femminile era 4:3 nel glioma, 2:1 nell'astrocitoma, 1-2 nel meningioma, 1:1 nell'adenoma ipofisario e 2:1 negli altri tipi di tumori.
Prima di passare ad analizzare i risultati vale la pena sottolineare che la maggioranza dei pazienti sottoposti a trattamento omeopatico si trovavano in uno stadio avanzato della malattia, presentavano complicanze o erano stati dichiarati inguaribili da altri sistemi terapeutici.
È significativo il fatto che 5 pazienti (2 casi di glioma, 2 di adenoma ipofisario e 1 di medulloblastoma) abbiano pienamente risposto al trattamento omeopatico e che le lesioni si siano completamente risolte, come dimostrano gli esami diagnostici eseguiti in una seconda fase.
L'osservazione e i primi risultati di due anni di intervento omeopatico su pazienti oncologici sono stati esposti da Dario Spinedi in un lavoro del 2000 (8). Dall'aprile del 1997 sei medici omeopatici utilizzano l'omeopatia per il trattamento di soggetti affetti da gravi patologie, prevalentemente di natura neoplastica, in un ospedale svizzero, la Clinica Santa Croce di Orselina. Le osservazioni che seguono si riferiscono ai primi 75 pazienti trattati all'interno della clinica.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi: pazienti con cancro in stadio avanzato che presentavano già metastasi e casi di cancro meno evolutivo.
Sono stati esaminati: a) i pazienti trattati esclusivamente con l'omeopatia; b) i pazienti trattati prima con terapia convenzionale e in seguito con l'omeopatia; c) i pazienti trattati contemporaneamente con l'omeopatia e con terapia convenzionale.
L'obiettivo del lavoro era l'individuazione, attraverso la ricerca, delle modalità di trattamento più efficaci per i pazienti oncologici nella pratica medica quotidiana o in regime di ospedalizzazione.
I dati preliminari di questo studio osservazionale inducono l'autore a concludere che il trattamento omeopatico può ridurre notevolmente le sofferenze del paziente e permette di evitare il ricorso ad analgesici o morfina. In caso di tumore la prognosi, in termine di sopravvivenza, è molto migliore se al trattamento convenzionale si associa anche la terapia omeopatica.
L'intervento omeopatico inoltre consente un notevole risparmio in termini economici, aspetto questo importante, se consideriamo i gravi problemi finanziari che affliggono i sistemi sanitari moderni e in particolare quelli dei paesi più poveri.
Nuove ipotesi sperimentali
Essendo l'alterazione del ciclo cellulare una distinzione fondamentale fra le cellule normali e quelle neoplastiche, è logico pensare che nelle strategie antitumorali un ruolo significativo possa essere giocato dalle sostanze in grado di agire sul controllo del ciclo cellulare delle cellule cancerose, intervenendo in pratica sulle mutazioni che sono alla base del meccanismo neoplastico e inducendo la normale apoptosi nelle cellule cancerose. Anche con la medicina omeopatica.
Questa è appunto l'ipotesi di H. Monfort (9) che propone la modulazione biochimica del meccanismo di controllo del ciclo cellulare con la somministrazione di dosi infinitesimali di sostanze cancerogene. Un'applicazione del principio omeopatico dei Simili secondo cui la sostanza che produce una malattia specifica in cellule o organismi sani può curare la stessa malattia quando si manifesta spontaneamente.
Montfort descrive nei dettagli i meccanismi genetici che attivano i processi tumorali e riflette sulla doppia proprietà delle sostanze carcinogene di produrre tanto proliferazione cellulare (neoplasia) che distruzione cellulare (apoptosi). Allega un'ampia letteratura che riguarda, fra l'altro, alcuni composti carcinogeni/genotossici (2-acetilamminofluorene, aflatossina B1, N-etil-N-nitrosurea) oppure il triossido di arsenico (potente carcinogeno e sostanza leucemogena) o gli enzimi endonucleasi, alchiltransferasi e metiltransferasi.
Nella relazione si illustrano anche 3 casi clinici di pazienti oncologici che, dopo la prognosi sfavorevole emessa da qualificati oncologi convenzionali, si sono rivolti all'omeopatia e hanno assunto carcinogeni preparati omeopaticamente in diluizioni fra la 9D e la 10D (scala decimale).
Il primo caso si riferisce a un uomo di 48 anni. Dopo aver scoperto per caso un grosso nodulo sopraclaveare, la biopsia rivelò la presenza di un carcinoma polmonare non differenziato. Il tumore primario consisteva in una massa tumorale non operabile di circa 2,5 cm nel lobo superiore sinistro, mentre ulteriori indagini di laboratorio rilevarono lesioni anche a livello dello sterno. Il trattamento applicato in questo caso prevedeva l'associazione di rimedi omeopatici classici, somministrati per alleviare gli effetti collaterali della chemio e radioterapia, e di benzopirene (uno dei più potenti carcinogeni polmonari) alla nona potenza decimale (9D).
Dopo 3 mesi di trattamento, una seconda biopsia di un linfonodo mostrò tessuto fibroso e al quarto mese una lobectomia rilevò nuovamente solo tessuto fibroso, escludendo la presenza di cellule neoplastiche. La lesione allo sterno non era regredita ma, secondo gli oncologi, non era connessa al tumore. Dopo 5 mesi, tuttavia, gli esami effettuati a seguito di un forte dolore al torace mostrarono metastasi nella parete toracica, alle braccia e al cranio. Quindici mesi dopo questa diagnosi, il paziente era ancora vivo anche se in condizioni molto precarie.
Il secondo caso clinico si riferisce a un bambino di 5 anni. A causa di uno strabismo bilaterale, vennero effettuate indagini di laboratorio che rivelarono la presenza di un tumore del tronco cerebrale, un astrocitoma di II grado. Chemio e radioterapia non riuscirono a bloccare la crescita della massa tumorale e a quel punto, quando lo stato neurologico del bambino andava degenerando, i genitori decisero di consultare un medico omeopatico. In questo caso la terapia prevedeva la somministrazione quotidiana di guanina nitrato e xantina nitrato (due basi azotate, purinica e pirimidinica) alla sesta potenza decimale (6D), che determinarono un arresto della crescita tumorale. Due anni dopo il trattamento, la risonanza magnetica non evidenziava più tracce del tumore e le condizioni neurologiche del bambino si erano normalizzate. Dopo 45 mesi era assolutamente asintomatico. Sei anni dopo però si manifestò nuovamente lo strabismo bilaterale e una nuova R.M.N. rilevò la presenza di un tumore del tronco cerebrale delle dimensioni di 6x4 cm, non operabile. L'associazione di chemioterapia e omeopatia (Arsenicum album 6D e Guanidina nitrato 6D) per 6 settimane ha determinato, contro ogni aspettativa, una riduzione dell'astrocitoma a 2x2 cm.
Il terzo caso si riferisce a una donna di 43 anni, isteroctomizzata per una neoplasia maligna dell’utero, che presentava dopo 3 anni innumerevoli metastasi a livello polmonare (leiomiosarcoma). Dopo 2 mesi di chemioterapia e una certa riduzione delle metastasi, la donna fu costretta a interrompere la terapia a causa di una trombocitopenia e, su consiglio di Montfort, iniziò ad assumere quotidianamente metilcolantrene 10D. Le radiografie eseguite a cadenza mensile mostrarono progressivi miglioramenti. Dopo un anno, le condizioni di salute della donna erano buone.
Nessuno dei 3 casi esaminati ha manifestato effetti collaterali o avversi alla somministrazione del trattamento omeopatico. Pur essendo preliminari, questi risultati portano l'autore a concludere che "esiste la promessa di un'oncologia molecolare, un nuovo approccio omeopatico che può avere prospettive terapeutiche tutte da indagare".
Trattamento omeopatico delle reazioni avverse alla terapia antitumorale
Come già detto, l'ambito di maggiore e più proficuo utilizzo del trattamento omeopatico in pazienti affetti da cancro è quello del controllo dei sintomi collaterali alla terapia convenzionale in atto, per esempio il trattamento della sindrome menopausale secondaria alla soppressione estrogenica da chemioterapia nelle donne che hanno subito l'asportazione di un tumore mammario e/o che sono in cura con il Tamoxifene (10). In questo campo, appare interessante la sperimentazione clinica controllata in doppio cieco randomizzato contro placebo, realizzata da Elisabeth Thompson (11) a Bristol, per verificare l’efficacia di una terapia omeopatica per il trattamento delle vampe in donne in menopausa iatrogena dopo terapia chirurgica per un cancro del seno. L’interesse di questa ricerca risiede, oltre che nei risultati positivi, nella peculiarità del modello sperimentale con trattamento omeopatico individualizzato pur nel contesto di una sperimentazione in doppio cieco randomizzato.
Un altro studio randomizzato e controllato in doppio cieco, è stato realizzato nel 2000 da Balzarini e colleghi (12) per verificare l’efficacia della terapia omeopatica nel trattamento delle dermatiti causate dalla radioterapia nei casi di tumore mammario. Gli autori hanno studiato l’efficacia terapeutica di una associazione di Belladonna 7C e X-ray 15C (quest’ultimo ottenuto con diluizioni e dinamizzazioni successive di una soluzione di acqua e alcool esposta all’irradiaziane con raggi X alla dose di 10 Gray per 25 minuti) somministrati quotidianamente durante le sei settimane di trattamento radiante. Sono state esaminate 66 donne, suddivise in modo randomizzato in un gruppo trattato e in un gruppo di controllo, le quali sono state controllate settimanalmente durante il periodo di trattamento e 15 e 30 giorni dopo il termine della terapia. I parametri utilizzati per la valutazione di efficacia sono stati: il colore, il calore, l’edema e l’iperpigmentazione che fa seguito alla fase iniziale di iperemia, valutati con scale analogiche visive e colorimetriche. Il confronto tra i due gruppi è stato realizzato considerando i parametri singolarmente e calcolando l’Indice di Gravità Totale (IGT), espresso dalla somma dei punteggi dei quattro parametri. La differenza del punteggio dell’IGT, durante le 6 settimane di trattamento radiante, non è stato statisticamente significativo (verum 7, 448 punti; placebo 9,602 punti) ma ha evidenziato una miglior attività dei medicinali omeopatici rispetto al placebo. Nella fase di convalescenza (controlli dopo 15 e 30 giorni dalla fine della terapia radiante), la differenza è risultata statisticamente significativa a favore dell’associazione Belladonna/X-ray (verum 2,345 punti; placebo 3,250 punti; p menor de 0,05). Nessun effetto collaterale o avverso alla terapia è emerso durante il trattamento.
Conclusioni
Sebbene il volume dei dati raccolti in questo campo sia ancora troppo limitato e i modelli sperimentali abbiano tuttora ampi margini di miglioramento, possiamo affermare, alla luce delle conoscenze attuali, che l’omeopatia rappresenta un’interessante opportunità di sinergismo con la terapia convenzionale oncologica, una possibile alternativa nei casi in cui le metodiche terapeutiche abituali si rivelano inefficaci e un utile strumento per il controllo degli effetti collaterali o avversi delle cure convenzionali. Il potenziale terapeutico omeopatico in campo oncologico è ancora per buona parte sconosciuto e solo la capacità di realizzare studi osservazionali adeguatamente vasti e sperimentazioni cliniche rigorosamente controllate ci permetterà di definirlo correttamente.
Bibliografia
1. Cassileth-BR. Complementary therapies: overview and state of the art. Cancer-Nurs. 1999 Feb; 22(1): 85-90.
2. Ernst E., Cassileth BR. The Prevalence of CAM in Cancer. A Sysematic review. Cancer 1998; 83 (4): 777-782.
3. Grootenhuis MA; Last BF; de Graaf-Nijkerk JH; van derWel M. Use of alternative treatment in pediatric oncology. Cancer-Nurs. 1998 Aug; 21(4): 282-8.
4. Crocetti E; Crotti N; Feltrin A; Ponton P; Geddes M; Buiatti E. The use of complementary therapies by breast cancer patients attending conventional treatment. Eur-J-Cancer. 1998 Feb; 34(3): 324-8.
5. Bourgeault IL. Physicians' attitudes towards patients' use of alternative cancer therapies. Can med assoc J 1996; 15 1679-1685.
6. Survey or referrals for complementary Cancer Care to Royal London Homeopathic Hospital
7. Garg S. Brain tumors: MRI and scan based study of 122 cases. 53rd Congress of International Homeopathic Medical League - Proceedings Book, Amsterdam 25-29 aprile 1998.
8. Spinedi D. The cancer treatment in homoeopathy. 55th Congress of International Homeopathic Medical League - Proceedings Book, Budapest 13-17 maggio 2000.
9. Monfort H. A new homeopathic approach to neoplastic disease: from cell destruction to carcinogen induced apoptosis. British Homeopathic Journal 2000; 89(2), 78-83.
10. Jacobs J. Is homeopathy effective for hot flushes and other estrogen-withdrawl symptoms in breast cancer survivors? JAIH 1999; 92(2): 72-77.
11. Thompson E., Douglas D., Reilly D. A comparison of the homeopathic consultation plus remedy versus the homeopathic consultation plus placebo in the management of hot flushes and other oestrogen-withdrawal symptoms in breast cancer survivors: a pilot randomised placebo-controlled trial. Improving the success of Homeopathy 3. Proceeding Book, London 22-23 febbraio 2001, p 89-91.
12. Balzarini A, Felisi E, Martini A, De Conno F, Boyle H. Efficacy of homeopathic treatment of skin reactions during radiotherapy for breast cancer; a randomized double-blind clinical trial. British Homeopathic Journal 2000; 89(1): 8-12
Autores: Dr. Elio Rossi, Ambulatorio di Omeopatia Ospedale "Campo di Marte" ASL 2 - Lucca.
Mariella Di Stefano, Rivista "Medicina Naturale" - Milano.
Edoardo Felisi, CISDO (Centro Italiano di Studi e Documentazione Omeopatica) - Milano.
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