Il trattamento omeopatico del cancro

L'osservazione e i primi risultati di due anni di intervento omeopatico su pazienti oncologici presso la clinica Santa Croce di Orselina in Svizzera.

Dall'aprile del 1997 sei medici omeopatici utilizzano l'omeopatia per il trattamento di soggetti affetti da gravi patologie, prevalentemente di natura neoplastica, in un ospedale svizzero, la Clinica Santa Croce di Orselina. Lo scopo di questa relazione è presentare questo lavoro e i risultati ottenuti negli ultimi due anni.
Le osservazioni che seguono si riferiscono ai primi 75 pazienti trattati all'interno della clinica. Il primo esame e l'ulteriore trattamento di questi pazienti sono stati eseguiti da me personalmente, poiché intendevo ottenere un gruppo omogeneo che consentisse la comparazione dei risultati clinici.
I pazienti sono rimasti nella clinica per un periodo di 2-3 settimane durante le quali abbiamo cercato di selezionare il rimedio omeopatico più adeguato, somministrandolo quotidianamente alla potenza cinquantamillesimale. Appena è stato possibile, siamo passati alla somministrazione di potenze centesimali utilizzando il metodo di Kent.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi:
1) pazienti con cancro allo stadio avanzato che presentavano metastasi;
2) casi di cancro non molto avanzati.
Abbiamo inoltre esaminato: a) i pazienti trattati esclusivamente con l'omeopatia; b) i pazienti trattati prima allopaticamente e in seguito con l'omeopatia; c) i pazienti trattati contemporaneamente con l'omeopatia e l'allopatia.
L'obiettivo del lavoro era l'individuazione, attraverso la ricerca, delle modalità di trattamento più efficaci per i pazienti oncologici nella pratica medica quotidiana o in clinica.

Si sono ottenuti  i risultati  riportati qui di seguito:
1) Casi avanzati
migliorati
peggiorati
deceduti
terapia interrotta
a) solo omeopatia
TO: 22 mesi
5
circa il 45%
2
2
1
b) allopatia e successivamente omeopatia
TO: 24 mesi
7
circa il 30%
3
circa il 68%
12

c) allopatia e omeopatia contemporaneamente
TO: 36 mesi
8
100%




TO: tempo di osservazione

2) altri casi di cancro
migliorati
peggiorati
deceduti
terapia interrotta
a) solo omeopatia
TO: diversi anni
11
100%
---
---
---
b) allopatia e successivamente omeopatia
TO: diversi anni




c) allopatia e omeopatia contemporaneamente
TO: diversi anni
24
100%
---
---
---

Come si può rilevare, i risultati migliori sono stati ottenuti nei pazienti con tumore allo stadio avanzato, associando con equilibrio il trattamento omeopatico a quello allopatico. Sulla base dell'esperienza clinica sembra che il metodo migliore consista, qualora sia possibile, nell'utilizzare in prima battuta il trattamento omeopatico, associando ad esso la terapia allopatica in un secondo tempo.
Nei pazienti con cancro non allo stadio avanzato si sono rilevati gli stessi risultati sia quando si è somministrata soltanto la terapia omeopatica sia con l'associazione di omeopatia e allopatia.
I risultati peggiori si sono osservati invece nei casi trattati a lungo prima con la terapia allopatica e in seguito con l'omeopatia poiché si trattava di pazienti con un sistema immunitario eccessivamente compromesso dal trattamento allopatico.
Quelli che seguono sono i riferimenti concreti ad alcuni dei gruppi di pazienti summenzionati e che hanno lo scopo di spiegare concretamente i dati statistici presentati nella relazione. Non è possibile per ragioni di tempo riportare tutti i casi clinici in dettaglio, ma questi esempi sono indicativi degli altri soggetti trattati all'interno dello stesso gruppo.


Casi clinici del gruppo 1a (casi avanzati di cancro trattati soltanto con l'omeopatia)
Si tratta di una bambina affetta da tumore cerebrale (glioblastoma multiforme), trattata prima in clinica e successivamente a domicilio. La paziente sta bene, va a scuola e non presenta più sintomi. Il tempo di osservazione è di 19 mesi.

Insegnante di 35 anni, affetto da cancro della tiroide con metastasi a livello polmonare e nella gola esterna. Il paziente è giunto in clinica poiché la medicina allopatica non aveva più nulla da offrirgli, se non a prezzo di gravi effetti collaterali e lamentava dolore lungo il braccio sinistro a causa del coinvolgimento del plesso brachiale.
È stato trattato prima in clinica e successivamente a domicilio. Allo stato attuale il paziente non avverte più dolore, le metastasi alle ghiandole cervicali si sviluppano molto lentamente. Le sue condizioni di salute generali sono molto buone. Il tempo di osservazione è di 19 mesi.

Giovane donne affetta da cancro mammario di consistenza dura, simile a pietra, con metastasi nei linfonodi ascellari. La paziente ha rifiutato la terapia allopatica ed è stata trattata soltanto con l'omeopatia. La massa tumorale si è ridotta passando da 9x9 cm a 5x4 cm. La paziente sta molto bene e continua a lavorare. Tempo di osservazione: 3 anni.


Casi clinici del gruppo 1b (casi di cancro allo stadio avanzato trattati prima con l'allopatia e 
successivamente con l'omeopatia)
Paziente di 50 anni affetta da cancro mammario con metastasi multiple a livello della colonna e delle coste. Quando è arrivata in clinica lamentava dolori molto intensi e riusciva a camminare solo con l'ausilio di un busto ortopedico.
Già dopo due settimane la donna non lamentava più dolore e attualmente non ha più bisogno del busto per camminare, è in grado di sciare e di fare esercizio fisico per un'ora alla settimana.
I marker tumorali e la fosfatasi alcalina si sono progressivamente abbassati. Il tempo di osservazione è di 30 mesi.

Signora di 54 anni affetta da cancro mammario con metastasi nei linfonodi ascellari. Ha già subito interventi di isterectomia e ovarectomia, presenta metastasi ossee e nei tessuti molli. È arrivata in clinica perché i dolori procurati dalle metastasi erano molto intensi.
Dopo il trattamento omeopatico non avverte più dolore. Dalla TAC si riscontra un andamento stabile del processo di metastatizzazione. Il tempo di osservazione è di 16 mesi.

Si tratta di una signora di 60 anni, che ha subito una mastectomia per carcinoma mammario ed è stata sottoposta a diversi cicli di chemioterapia. È venuta nella clinica a causa di un carcinoide. Da 8 anni soffriva di diarrea cronica e di dolori addominali. Subito dopo l'avvio del trattamento omeopatico la diarrea e i dolori addominali sono cessati e la paziente si è sentita meglio. Il tempo di osservazione è di 21 mesi.


Casi clinici del gruppo 1c (casi avanzati di cancro trattati con omeopatia e allopatia contemporaneamente)
La paziente è una donna di 30 anni, che ha subito una mastectomia per un cancro mammario di grosse dimensioni. Presenta diverse metastasi a livello delle ossa pelviche e un'ampia metastasi nel femore. In ospedale volevano sottoporla a radioterapia in base alla valutazione che alla prima occasione si sarebbe verificata la frattura del femore. La giovane donna ha rifiutato ogni terapia allopatica e viene trattata esclusivamente con l'omeopatia. Da 30 mesi non avverte più dolore e cammina ogni giorno per 4-5 ore su sentieri di montagna.

Bambino di 7 anni con rabdomiosarcoma ricorrente a crescita molto rapida nonostante le terapie allopatiche (intervento chirurgico, chemioterapia e radioterapia). Associando all'allopatia il trattamento omeopatico, non si sono verificate ricadute e il bambino sta molto bene. Il tempo di osservazione è di 36 mesi.

Signora di 70 anni con leucemia linfatica cronica (800.000 leucociti). Megalosplenia, ascite ed edema degli arti inferiori. Pensavamo fosse in fin di vita dal momento che non era in grado di muoversi dal letto e versava in uno stato di grande confusione. In ospedale le è stato somministrato un trattamento allopatico (Litalir) fino a portare i leucociti a 10.000, successivamente le è stata somministrata una terapia omeopatica.
Adesso la paziente sta molto bene, l'ascite è scomparsa e ha una grande energia: è in grado di andare al mare con il marito e di nuotare. I leucociti sono arrivati a 7.000 dopo la somministrazione associata di Litalir e di medicinali omeopatici. Non assume altri farmaci. Il tempo di osservazione è di 15 mesi.


Casi clinici del gruppo 2a (casi di cancro non avanzato trattati solo con l'omeopatia)
Paziente di 48 anni affetto da un linfoma non Hodgkin con un linfonodo ascellare delle dimensioni di un uovo. Grazie al trattamento omeopatico la ghiandola è scomparsa e le sue condizioni generali sono molto buone. Non ci sono state ricadute. Il tempo di osservazione è di 28  mesi.

Giovane donna di 25 anni con cancro dell'utero. I medici allopatici le hanno proposto l'intervento di Wertheim (isterectomia e ovarectomia), che la donna ha rifiutato dicendo che preferiva morire piuttosto che sapere che non potrà mai avere figli. È stata sottoposta a trattamento omeopatico e dopo 24 mesi la TAC non rivelava più segni di cancro. Il tempo di osservazione è di 36 mesi.

Paziente di sesso maschile di 59 anni d'età con cancro della prostata di II livello. Grazie alla terapia omeopatica le sue condizioni generali sono migliorate e il marker tumorale PSA (antigene prostatico specifico) si è normalizzato. Il tempo di osservazione è di 24 mesi.


Casi clinici del gruppo 2c (casi di tumore non avanzato trattati con omeopatia e allopatia contemporaneamente)
Donna di 50 anni operata per cancro rettale e sottoposta a radioterapia. È venuta nella nostra clinica a causa di molti disturbi, e in particolare del dolore avvertito all'anca durante la deambulazione.
Nelle prime due settimane di trattamento i dolori sono scomparsi e a tutt'oggi non si sono più manifestati. La paziente sta bene e lavora a tempo pieno come psicologa. Il tempo di osservazione è di 34 mesi.

Giovane di 23 anni affetto da sarcoma di Ewing extrascheletrico altamente maligno, che non poteva essere operato nei tessuti sani. Il paziente era già stato sottoposto a chemioterapia ed è giunto in clinica in uno stato di grande debolezza, con tosse e un numero di leucociti molto basso. Nel corso del trattamento omeopatico il numero dei leucociti è aumentato molto rapidamente e il suo stato generale migliora giorno dopo giorno. L'ultimo controllo PET  (tomografia a emissione di positroni), eseguito un mese fa, ha rilevato un tessuto completamente sano. Il tempo di osservazione è di 19 mesi.

Donna di 63 anni di nazionalità italiana, affetta da cancro della vescica con anemia idiopatica. Viene sottoposta a 10 trasfusioni l'anno e presenta pertanto un'emocromatosi iatrogena con un livello di ferritina (1500) molto elevato. Durante il trattamento omeopatico l'anemia si è normalizzata e da 30 mesi non ha più bisogno di trasfusioni. La ferritina è a 600. Attualmente stiamo trattando il cancro della vescica con rimedi omeopatici e irrigazioni di BCG. Il tempo di osservazione è di 36 mesi.

Signora di 45 anni con metastasi da melanoma. Il melanoma primario sulla coscia destra è stato operato, poi la paziente è stata sottoposta a terapia omeopatica e a ogni comparsa di metastasi (prima all'inguine, poi al polmone, poi all'intestino) ha subito un intervento chirurgico. La donna è guarita. Il tempo di osservazione è di 10 anni.
Questa paziente è stata trattata nel mio studio prima che iniziassi a lavorare nella clinica di Orselina e quindi il tempo di osservazione è particolarmente lungo.


Conclusioni
Prima di iniziare a lavorare nella clinica Santa Croce ho trattato circa 40 casi oncologici nel corso di 20 anni: tutti i pazienti sono ancora in vita e sono stati osservati per molti anni. La maggior parte di essi ha assunto una terapia omeopatica associata al trattamento convenzionale, mentre una parte ha assunto soltanto rimedi omeopatici.
Il concetto centrale di questo lavoro è quello di incoraggiare l'utilizzo dell'omeopatia nel trattamento dei pazienti oncologici sulla base delle seguenti considerazioni:
a) il 30% della popolazione dei paesi occidentali viene colpita da tumore nel corso della propria vita;
b) con il trattamento omeopatico le sofferenze del paziente si riducono notevolmente e non è necessario utilizzare analgesici o morfina;
c) in caso di tumore la prognosi di sopravvivenza è molto migliore se al trattamento convenzionale si associa anche la terapia omeopatica;
d) l'intervento omeopatico consente inoltre un notevole risparmio in termini economici: i medicinali sono meno costosi, gli interventi chirurgici si rendono meno necessari e si riducono le recidive. Anche questo è un aspetto importante, soprattutto in considerazione dei problemi finanziari che affliggono i sistemi sanitari moderni e in particolare quelli dei paesi più poveri.

I rimedi omeopatici utilizzati più spesso nel trattamento del cancro e di patologie analoghe sono i seguenti:
1. Phosphorus
2. Lycopodium
3. Sepia
4. Sulfur
5. Lachesis
6. Natrum muriaticum
7. Calcarea carbonica
8. Arsenicum album
9. Thuja
10. Silicea
11. Conium
12. Carbo animalis
13. Tubercolinum
14. Graphites
15. Bryonia
16. Belladonna

I rimedi specifici del tumore non compaiono ai primi posti di questo elenco poiché ci sono molti casi trattati anche con la medicina convenzionale. I grandi policresti risultano pertanto i rimedi principali utilizzati per il trattamento del cancro nella nostra clinica.
In conclusione vorrei ringraziare il mio Maestro, il dottor Künzli von Fimmelsberg, deceduto nell'aprile del 1992, presso il quale ho studiato l'omeopatia per oltre 15 anni. Senza il suo straordinario insegnamento non avrei potuto portare avanti il lavoro appena descritto né trovarmi dove sono adesso.


Autore: Dott. Dario Spinedi, Dr med omeopatico, Clinica Santa Croce, CH 6644 Orselina, tel: 091/7354372, fax: 091/7354374.
Tratto da Proceedings Book, 55° Congresso della Liga Homeopathica Medicorum Internationalis, Budapest 13-17 maggio 2000.
Traduzione dall'inglese di Mariella Di Stefano. 

Ensayos clínicos: por qué casi todos los resultados publicados son falsos

Palabras clave: Metodología de la investigación, Ensayo clínico aleatorizado, Potencia estadística, Significación estadística, Sesgos, Multiplicidad de estudios, Análisis de subgrupos, Desenlaces compuestos.

El número de artículos de investigación publicados en las revistas médicas es enorme, y sigue creciendo a un fuerte ritmo. Existe evidencia empírica de que los estudios que arrojan resultados “negativos” se publican menos a menudo y con más retraso que los que producen resultados “positivos”. Esta práctica, corresponsabilidad de autores, editores e industria farmacéutica, perjudica los intereses de los pacientes, y desde esta óptica se ha recomendado que se de prioridad a la publicación de los estudios con resultados negativos, que tienen una indudable utilidad para salvaguardar la salud de los ciudadanos y ahorrar grandes sumas de dinero, y que se haga un escrutinio muy cuidadoso de los estudios con resultados positivos, por cuanto éstos pueden no ser veraces y conducir así a prácticas médicas erróneas.

Habitualmente consideramos a los estudios publicados que presentan resultados "positivos" (a favor de la eficacia de un determinado tratamiento) como concluyentes; sin embargo, no es infrecuente que estudios posteriores contradigan esos resultados, creando un clima de nihilismo e incredulidad que en nada beneficia ni a la investigación ni a la práctica médica.

Ioannidis ha publicado recientemente un ensayo en el que argumenta algo que a primera vista pudiera parecer sorprendente: la mayoría de los resultados positivos de la investigación médica son falsos. Se trata no de un hallazgo empírico, ya que en cada estudio individual es difícil si no imposible comprobar la veracidad de sus hallazgos, si no es a posteriori, sino de un razonamiento deductivo expresado en formulaciones matemáticas sencillas.

La “significación estadística”, arbitrariamente fijada por lo general en un valor de P menor de 0,05, no implica la veracidad de los resultados de un estudio de investigación. El valor de P mide la probabilidad de que las diferencias encontradas se deban al azar. Si la P es suficientemente pequeña, se asume que las diferencias es improbable que sean debidas al azar, pero nada más. Sin embargo, que las diferencias encontradas no se deban al azar no significa necesariamente que se deban a la intervención realizada por los investigadores, sino que pueden ser debidas a otros factores que tienen una influencia mayor en uno de los grupos estudiados. La significación estadística, por tanto, se debe interpretar siempre a la luz de la calidad del diseño y la realización del estudio, que elimine la posible existencia de sesgos, y a un correcto análisis de los datos.

Otra limitación de la “significación estadística” es la multiplicidad de pruebas de significación, en análisis intermedios, análisis de subgrupos, o comprobación de múltiples hipótesis en un único estudio, que hacen que la probabilidad de encontrar por azar un resultado positivo no sea en realidad el valor nominal de la P, sino mucho mayor. En los análisis intermedios se deben emplear correcciones a la baja, de manera que se deben considerar significativos solo valores de P bastante menores de 0,05. En análisis de subgrupos, no se deben realizar pruebas de significación estadística convencionales, sino análisis de homogeneidad de los subgrupos. Cualquier resultado positivo de análisis de subgrupos o de desenlaces considerados secundarios en el diseño del estudio, deben considerarse como hallazgos generadores de hipótesis, que deben confirmarse en estudios posteriores, y nunca como resultados "positivos".

La potencia del estudio, que depende del tamaño muestral (el número de individuos estudiados) es uno de los principales determinantes de la significación estadística, de manera que cuando el estudio incluye pocos pacientes debe haber grandes diferencias entre los grupos estudiados para alcanzar la significación, mientras que cuando el número es suficientemente grande, las diferencias, por pequeñas que sean, alcanzan significación estadística, aún cuando la magnitud del efecto (“effect size”) sea pequeña, por lo que no es sinónimo de relevancia clínica. Esto ocurre por ejemplo en los megaensayos de cardiología, donde se incluyen a menudo decenas de miles de pacientes, en los que se encuentran pequeñas diferencias a favor de un tratamiento en la ocurrencia de un desenlace compuesto por la suma de varios desenlaces individuales, que alcanzan significación en el desenlace compuesto pero son dudosamente relevantes.

Sin embargo, como Ioannidis hace lúcidamente notar, la probabilidad de que los resultados de un estudio sean ciertos depende no solo de la magnitud del efecto, la significación estadística y la potencia del estudio, sino también de un factor habitualmente olvidado, que es la probabilidad previa de que dichos resultados sean ciertos. La probabilidad previa depende de cada campo de investigación, y suele ser baja; sabemos por el teorema de Bayes que si la probabilidad previa es baja, incluso con un resultado positivo es improbable que los resultados de un estudio sean ciertos. La probabilidad previa depende de la plausibilidad biológica de la hipótesis de investigación, apoyada por datos de la investigación básica, por datos epidemiológicos sólidos, por datos experimentales preliminares y, sobretodo, por resultados de investigaciones previas realizadas con solvencia metodológica. En muchos casos estos elementos son inexistentes, y una probabilidad previa baja cuestiona cualquier resultado "positivo" de un ensayo clínico.

Además de los anteriores existen otros dos factores, que a menudo no son suficientemente apreciados y que cuando están presentes comprometen en gran medida la credibilidad de los hallazgos "positivos" de la investigación: la presencia de sesgos y la repetición de los estudios. Los sesgos son errores sistemáticos introducidos por los investigadores en la fase de diseño o en cualquiera de las fases posteriores del estudio, que alteran (falsean) los resultados. La publicación selectiva de la que hablábamos al principio del artículo es un tipo de sesgo: el sesgo de publicación, pero hay otros muchos, como la ausencia de cegamiento o aleatorización.

Por último, existe otro factor que hace aún más improbable la veracidad de los resultados positivos de un estudio de investigación: la multiplicidad de estudios. Cuando un tratamiento se prueba en múltiples ocasiones, la probabilidad de que una de ellas resulte positiva por azar es elevada. Esto ocurre a menudo en los campos “calientes” de la investigación, en los que son muchos los grupos que estudian simultáneamente cuestiones similares, en una carrera por encontrar cuanto antes resultados positivos.

Factores que influyen en la veracidad de un resultado positivo:

  • Magnitud del efecto
  • Significación estadística
  • Tamaño del estudio
  • Probabilidad previa
  • Existencia de sesgos
  • Multiplicidad de estudios

En la práctica no resulta fácil calcular matemáticamente la probabilidad de que un resultado positivo sea falso, pero es útil tener en cuenta las siguientes generalizaciones, enumeradas por Ioannidis:

  1. Cuanto menor sea el tamaño del estudio (número de individuos incluidos), más probable es que sus resultados sean falsos.
  2. Cuanto menores son las diferencias encontradas entre los grupos que se comparan (la magnitud del efecto), más probable es que esas diferencias sean falsas.
  3. Cuanto mayor sea el número de resultados investigado en un estudio, más probable es que las diferencias entontradas en alguno(s) de ellos sean falsas.
  4. Cuanto menos rígidos sean el diseño, las definiciones empleadas, los resultados estudiados y el análisis realizado, más probable es que sus resultados sean falsos.
  5. Cuanto mayores sean los intereses existentes en un determinado campo, más probable es que sus resultados sean falsos. Esto incluye no solo los intereses económicos, sino también los prejuicios de los investigadores y de las asociaciones científicas.
  6. Cuanto más actual sea un campo científico, más probable es que los hallazgos sean falsos.

El autor aboga por el cumplimiento estricto de las normas existentes para la conducción, análisis y publicación de los ensayos clínicos, así como por la revisión sistemática de toda la investigación realizada en un determinado campo, en vez de fiarse en los resultados de una única investigación. Los grandes estudios deberían reservarse para cuestiones relevantes, donde se prevea encontrar un beneficio importante para una porción importante de la población, después de un riguroso proceso de investigación básica y/o observacional, de manera que la probabilidad previa de encontrar resultados positivos con el estudio final sea elevada: esto no solo evitará perder recursos valiosos y escasos, sino también, permitirá considerar los resultados obtenidos como válidos.

Enlaces:

  • Wacholder S, Chanock S, Garcia-Closas M, El ghormli L, Rothman N. Assessing the probability that a positive report is false: An approach for molecular epidemiology studies. J Natl Cancer Inst 2004; 96: 434-442. [Resumen] [Artículos relacionados] [Texto completo]

  • Bhandari M, Montori VM, Schemitsch EH. The undue influence of significant p-values on the perceived importance of study results. Acta Orthop 2005; 76: 291-295. [Resumen] [Artículos relacionados] [Texto completo]

  • Chan AW, Hrobjartsson A, Haahr MT, Gotzsche PC, Altman DG. Empirical evidence for selective reporting of outcomes in randomized trials: Comparison of protocols to published articles. JAMA 2004; 291: 2457–2465. [Resumen] [Artículos relacionados] [Texto completo (registro gratuito)]

  • Ioannidis JP, Trikalinos TA. Early extreme contradictory estimates may appear in published research: The Proteus phenomenon in molecular genetics research and randomized trials. J Clin Epidemiol 2005; 58: 543–549. [Resumen] [Artículos relacionados]

  • Ioannidis JPA. Contradicted and initially stronger effects in highly cited clinical research. JAMA 2005; 294: 218–228. [Resumen] [Artículos relacionados] [Texto completo (registro gratuito)]

  • Sterne JA, Davey Smith G. Sifting the evidence: What's wrong with significance tests. BMJ 2001; 322: 226-231. [Resumen] [Artículos relacionados] [Texto completo]

Autor: Eduardo Palencia Herrejón. Hospital Gregorio Marañón, Madrid.

Artículo original: Ioannidis JP. Why most published research findings are false. PLoS Med 2005; 2: e124. [Resumen] [Artículos relacionados] [Texto completo].

Publicado en Revista Electrónica de Medicina Intensiva, Artículo nº A51. Vol 6 nº 6, junio 2006. ©REMI, http://remi.uninet.edu. Junio 2006.

Fuente: http://remi.uninet.edu/2006/06/REMIA051.htm

Esculapio y el fiel de la balanza: apoyo a la medicina basada en pruebas

Sra. Directora:

Enhorabuena a la sección colegial de médicos acupuntores, homeópatas y naturistas de Asturias por esta revista. Crear y mantener un medio de comunicación profesional en el ámbito de la práctica médica no convencional (PMNC) en tiempos de crisis económica y colaboraciones magras, tiene mérito. Personalmente, agradezco la posibilidad de presentar aquí algunas reflexiones y preguntas, desde mi modesta experiencia de veintisiete años de ejercicio profesional.

Tengo delante un ejemplar del número 6 de Esculapio, digno de una lectura atenta y sosegada, como proponía aquella colega; en particular, pero no solo, el escrito sobre medicina basada en la evidencia (MBE) 1. El autor alude a los sesgos de la MBE y a que solo admite dos valores: verdadero o falso; lamenta la sustitución del arte subjetivo de la práctica médica por rígidos protocolos y tratamientos obligados, y critica la consagración del doble ciego como único método válido de estudio científico en medicina.

Hace tiempo se reconoció el error de traducción de evidence por evidencia. Más allá de la anécdota, me interesa el debate sobre los excesos y limitaciones de la MBE; debate surgido en primer lugar y principalmente, justo es destacarlo, dentro de la propia comunidad científica. Sana autocrítica en un ámbito donde, evidentemente, se cometen errores; donde, además, se intentan corregir. ¿Podemos decir lo mismo de la PMNC2? En su aspecto semántico, la polémica carece ya de trascendencia; no obstante lo cual (o quizá debido a ello) se sigue empleando el sustantivo evidencia o el verbo evidenciar con su significado inexacto, pero ampliamente aceptado. Sin ir más lejos, leemos en este mismo número de Esculapio:

“El selenio, como cofactor de la glutatión peroxidasa, ha evidenciado un

importantísimo papel como antioxidante, avalado por múltiples estudios (…)”

Llamémosla medicina basada en pruebas (MBP). En mi opinión, el aspecto relevante no es si es o no cierto el paradigma de la MBP, sino si, en la PMNC, podemos prescindir, así, de un plumazo, de todo lo que ella representa como intento de fundamentación de la práctica médica. O, alternativamente, si usaremos la MBP como apoyo de nuestras afirmaciones solo cuando convenga. ¿Prescindimos del rigor? ¿Existe el rigor alternativo?

Al servicio del rigor, de la objetividad, de la reproducibilidad y de otras características deseables en cualquier actividad médica, hay una metodología científica que, mejorable como pueda ser, es la que es. En la PMNC podemos adoptar dos actitudes al respecto: la rechazamos, porque creemos que no es aplicable a nuestras actividades, o buscamos el modo de que sí lo sea. Ahora bien, según autores3 cabe la duda: ¿conoce la PMNC la metodología científica? Si la respuesta fuera negativa, aquí tienen sus agrupaciones una propuesta de actuación prioritaria: la formación en metodología de investigación de sus profesionales. No necesariamente para grandes estudios e investigaciones, que (¿por qué no?) también. Aunque solo fuera para posibilitar una interpretación crítica de lo que demasiado a menudo se nos presenta como “pruebas”, ya merecería la pena. ¿Qué valoración haremos de los videocasos (filmaciones de entrevistas clínicas a pacientes, seleccionadas por el ponente), presentados como únicas pruebas de curación?; ¿de la afirmación “la paciente se encuentra contenta, trabajando en lo que le gusta”, único dato evolutivo tras un tratamiento homeopático como prueba de su éxito, publicado en esta revista?

Y previamente al empleo de recursos de validación, la necesidad de un lenguaje cuyos términos estén bien definidos. Cuyos significados concretos, precisos, sean conocidos. Complicar una comunicación profesional con alambicados recursos lingüísticos no la hace más interesante ni más comprensible; sólo la complica. Hacernos entender en las comunicaciones de la PMNC: todo un reto.

Ahora busco información comprensible en varias revistas de PMNC que recibo periódicamente. Nada ambicioso: entender lo que leo, en un ámbito que creo conocer. Encuentro neologismos compuestos, que, seguro, significan más que la suma de sus partes; alegorías que remiten a misticismos, mitologías, alquimias; hipótesis basadas en abstracciones inefables, en audaces extrapolaciones; supuestas demostraciones con hechos no probados, quizá improbables; metáforas dignas de espacios literarios de perfil lírico; casos clínicos que dudosamente superarían una revisión por pares no demasiado exigente, y cuya única justificación parece ser ilustrar una (otra más) teoría etiopatogénica sustentada en las movedizas arenas de lo especulativo; evoluciones de pacientes con enfermedades crónicas, a quienes se aplican tratamientos no convencionales, que se despachan en tres líneas... Parafraseando el título de un conocido libro, si la respuesta es la PMNC, ¿cuál era la pregunta? ¿De qué estábamos hablando?

Si leo medicina integral u holística, o incluso técnicas médicas no convencionales, creo saber a qué se refiere el autor; si toxinas o mente reactiva, me surgen dudas; si energía o curación profunda, necesito mi propia interpretación de lo que eso puede significar, y si, en mi lectura atenta y sosegada, me salen al encuentro la patología de la Sombra o la sensación vital, ya solo sé que no sé nada. No sólo tendríamos que hacernos entender fuera del ámbito de la PMNC; antes, y principalmente, necesitamos entendernos dentro.

¿Alternativas a la MBP? En el escrito referido, el autor propone la lógica difusa. Parece ser algo que intenta cuantificar la incertidumbre. No especifica cómo. Por otra parte, la MBP intenta precisamente, no cuantificar, pero sí clasificar la calidad de las pruebas disponibles (por cierto, no solo los estudios doble ciego). Que no es sino un intento de manejar la incertidumbre. Y, en función de esa calidad, graduar las recomendaciones respecto a una actividad diagnóstica o terapéutica determinada, de modo que sirva de ayuda en la toma de decisiones. Ignoro si la referida y difusa lógica podría mejorar esto.

Por otra parte, el “obligado cumplimiento” de las recomendaciones de guías y protocolos no es absoluto; se admiten considerables márgenes en su aplicación ante un paciente determinado por parte del facultativo o equipo responsables. Lo que hemos de tener muy claro como médicos (todos los médicos) es que, siempre que decidamos rechazar las recomendaciones de las guías y optar por vías alternativas, deberíamos tener argumentos que justifiquen nuestra decisión. Ante el paciente, ante la profesión y, llegado el caso, ante el juez. He presentado en otro lugar aspectos ético-legales en el ejercicio de la PMNC4. No deberíamos descuidarlos, en un ejercicio profesional prudente.

La búsqueda de la verdad sobrevivirá a la MBP cuando ésta sea sustituida por otro “paradigma” o cambie su nombre. No para alcanzar certezas definitivas, absolutas, “evidentes”; en las distancias cortas, sus objetivos y logros suelen ser modestos, relativos, refutables y, sobre todo, concretos. Con algunas o muchas deficiencias, depurada de corruptelas derivadas de intereses políticos o económicos, la MBP y toda la metodología que la fundamenta ofrece a la PMNC lo mismo que a la práctica convencional: la posibilidad de avanzar en el camino del conocimiento. Un camino que pide claridad, honestidad, humildad y la aceptación por parte del caminante de que, quizás, a lo largo de ese camino y en contra de sus expectativas, no encuentre lo que imaginaba; la disposición a renunciar a una creencia por una… evidencia. ¡Es broma! Por una sencilla, provisional, pero muy conveniente prueba. No descubro nada nuevo.

Para terminar, la dicotomía ciencia/arte en la práctica médica, el temor de que quizá desaparezca el arte, debido a la MBP. De hecho, la MBP es un intento de acercar la ciencia al arte de la práctica clínica, no sustituirlo. Con tanta cientificación de la práctica podría perderse algo o mucho de ese venerable “arte” en medicina que tanto inspira, de acuerdo. Pero dudo que tal pérdida, de producirse, fuera atribuible sólo a la ciencia, y creo que más bien dependería de actitudes personales. Me parece que el arte va más con el médico que con la ciencia que profese. Prácticos de la medicina convencional siguen haciendo de su profesión un arte, como en tiempos remotos. Por otro lado, a fuerza de cultivar sólo el arte de la medicina (sin ciencia, sin técnica, sin método, sin pruebas -o con pruebas sui generis) la actividad médica y la salud de los pacientes se exponen a descalabros previsibles. Arte y ciencia, todo o nada.

Muchos aspectos de la PMNC son abordables con la metodología adecuada. Sin renunciar a la intuición, al ojo clínico, al arte, a esa irrenunciable visión global e individual de cada paciente que aportan varias de sus modalidades; pero sí superando ciertas comodidades e inercias, identificando áreas susceptibles de mejora en todos los ámbitos (asistencial, de investigación, de comunicación y docente), implementando las actuaciones correctivas pertinentes. La MBP es sólo un instrumento al servicio de la clínica, una aplicación práctica de lo científicamente fundamentado. Cabe suponer que utilizar ambas, metodología científica y MBP, en la PMNC con juicio, sin absolutismos ni reduccionismos, repercutiría en la mejora de su calidad. A tal fin, todos los recursos disponibles están a nuestra disposición. Busquemos los adecuados.

REFERENCIAS

1 Fernández-Guisasola F. ¿Es cierto el paradigma de la medicina basada en la evidencia? Una aproximación a posibles sofismas médicos en relación con las técnicas médicas no convencionales. Esculapio. 2008; 6: 46-49.

2 Mantero M. La experiencia clínica en la práctica de la homeopatía. Revista Española de Homeopatía. 2001; 11: 7-10.

3 Klejinen J. ¿Qué tipo de investigación se necesita para demostrar la efectividad de la homeopatía? Revista Homeopática. 2006; 56: 47-49.

4 Rodrigo M. Aspectos éticos y legales de la práctica médica no convencional. Revista Homeopática. 2007; 59: 75-82.

Autor: Dr. Marino Rodrigo Bañuelos, Médico Especialista en Medicina Interna, Master universitario en Homeopatía, Profesor Clínico Asociado de Medicina.

Publicado como Carta a la directora. Revista Esculapio, Nº 7. Primavera-verano 2009.

Caso de Bismuthum muriaticum

Parkinson quiere morir

Mujer de 59 años, con Enfermedad de Parkinson, desde los 51 años. Intento de suicidio a los 53 a.

A los 50 años, la muerte de su madre por enfermedad cancerosa de rápida evolución, le afectó profundamente, pero sin expresarlo. Inició al cabo de unos meses, síntomas de tristeza, junto con rigidez muscular cervical y en brazos; dificultad para hablar; iba en bicicleta habitualmente y por su dificultad en girar y maniobrar tuvo que abandonarlo. Inicia tratamiento con antidepresivos y se agrava su situación de rigidez y dolor.

Diagnóstico de Enfermedad de Parkinson a los 51 años.

53 años: intento de suicidio por sobredosis de antidepresivos. Tenia el brazo inmovilizado por el dolor, divorcio de la hija y problemas matrimoniales de otra hija. Siempre me lo había llevado callado, yo estaba cansada, que todo iba mal, me veía impotente de no poder resolver las cosas; me gustaría arreglárselo cuando ellas tienen problemas. Peor al dejar de sentirse útil al marchar la última hija de casa. Me sentía triste, sola, no explicaba, me lo iba guardando... siempre reprimida, callada. No quiero ser una carga... Si me puedo valer por mi misma, vale, pero si no, ya haré algo...”. Carácter dulce, callado, llora fácilmente y no explica sus males para no preocupar a los demás. Llora explicando sus males.

PV: 27.Ago.1998 (59 años)

MC: Parkinson que evoluciona a pesar del tratamiento con Sinemet Plus (1.1.1.)y Tasmar (1.1.1) a dosis altas. Estado depresivo. Rigidez, temblor y manos muy hinchadas.

Tratamientos: Pulsatilla 6-9 LM, mejoría parcial de la rigidez, del dolor y de los movimientos involuntarios. Duerme mejor. Disminuye las dosis de Sinemet y Tasmar a 1c/d. Va mas lenta pero se siente mejor. Signo de la rueda dentada ++.

Al cabo de 9 meses, episodio depresivo, se encierra en ella misma, sin decir nada, llorando, siente que vuelve a empeorar la rigidez, “yo no quería que me vieran tan malamente como estaba... los quiero demasiado para dar tanta faena... me volvería a tomar las pastillas porque así descansaria yo y descansarían todos”. Se ha cuidado siempre de todos, de la casa, de sus hijos “como si fueran mis problemas los de mis hijos”, del papeleo, ha hecho crecer a los hijos y ha hecho de todo. Muchas cosas, muchos sufrimientos los ha callado. Su marido es muy celoso y muy posesivo. Triste, sola, callada, responsable de cuidar a los demás:

Tratamiento: Aurum muriaticum 7 LM. No hay mejoría.

Natrum muriaticum 7 LM. No hay mejoría.

25.Feb.2000

Selección del remedio (Bismuthum muriaticum). Scholten, en el curso de Bilbao (1999), explicó varios casos de Bismuthum metallicum, muriaticum y phosphoricum, en los cuales el denominador común es la tendencia al suicidio, por la impotencia de ser útil ante una situación que es vivida como de ruina, de fracaso absoluto. A diferencia de Aurum, en que se siente responsable del fracaso, Bismuthum, siente la sensación de impotencia, de fracaso, de ruina. Situado en la Serie Oro –Poder y responsabilidad, suicidio), y en el estadío 15 de la Tabla Periódica, cuyo tema es la Pérdida, la ruina, el fracaso y la sensación de impotencia total, con una mayor tendencia al suicidio, en un estadío, pues, mucho más sifilítico desde el punto de vista miasmático.

Bismuthum muriaticum M K (Dolisos, Francia).

Mejoría espectacular y rápida de la rigidez al cabo de 4 horas! Al cabo de 1 semana, está menos rígida, mucho menos. No tiene dolores, las manos deshinchadas, mejor movilidad. Vuelve a ayudar en la cocina, hace ella misma la comida. Sale a la calle sola y se viste sola. Repite Bism-m. M en marzo. En mayo pequeña recaída y toma Bism-m 7 LM (Boiron), pero la mejoría es muy leve (potencia baja en comparación con la M K?).

Repite la dosis M K, en dilución, 1 cuch/dia durante 5 dias, y vuelve a mejorar rápidamente. Un dia se estropea el ascensor y sube dos dias seguidos los 7 pisos de su casa, sin problemas. Ha decidido marchar a Andalucía en tren con su marido – viaje de 9 horas – “fíjese si se debe de encontrar bien!”, comenta su hija. Lo único que no me puedo poner son las medias.

En Enero 2002, sigue estacionaria, con dosis bajas de anitparkingsonianos y valiendose por ella misma.

Comentario:

· Paciente grave con Parkinson y tendencia al suicidio que mejora parcialmente con Pulsatilla y Aurum muriaticum. Efecto semejante pero no “similimum”.

· Mejoría espectacular con un remedio que no esta en el repertorio ni en el libro de Scholten (Homeopathy and Elements), ni en ninguna Materia Médica.

· Utilidad complementaria del método de análisis por temas: sensación de fracaso e impotencia con ideas de suicidio (Serie Oro / Estadio de la Pérdida = Bismuthum), por no poder cuidar y resolver los problemas de los hijos.

Autor: Dr. Manuel Mateu i Ratera, presidente de la Academia Médico Homeopática de Barcelona.

Ciconia ciconia

La vida puede ser una cuestión de disponibilidad hacia el mundo.

Historias de alas y de plumas. Alas y plumas como las de águila o del halcón, del buitre o del cuervo, de la paloma o del pelícano. Alas y plumas gigantes y fabulosas como las de Horus o como las del ave Fénix, el Garuda o el Simorgh. Alas y plumas de colores o sin ellos. Alas y plumas de libertad y alas y plumas que, como las de los ángeles, hacen de puente entre el cielo y la tierra. En el imaginario del ser humano las aves, las alas y sus plumas han tenido siempre un papel importante. El medicamento del que trataremos a continuación está elaborado a partir de una pluma de Ciconia ciconia, nuestra cigüeña blanca.

La cigüeña blanca, es un ave emigrante transahariana. A principios del mes de febrero[1] llegan los machos de cigüeña a los lugares de cría, días después llegan las hembras, en invierno las parejas están separadas pero después de la migración se reencuentran y si alguno falta se forma una nueva pareja. Los jóvenes de menos de tres años no son todavía reproductores y quedan en sus lugares de invernada. En caso de nido viejo lo reconstruyen aportando nuevos materiales (puede llegar a superar los 50 Kg. de peso). Mientras lo arreglan (aproximadamente unos 10 días) hacen numerosas cópulas y vuelos nupciales en los que planean juntos en círculos. Cada vez que uno de los componentes de la pareja llega al nido se realiza un ceremonial, con el cuello curvado hacia arriba y apoyando la cabeza sobre el dorso abren y cierran el pico rápidamente con un ruido notorio (crotorar) y al mismo tiempo mueven la cabeza hacia delante, esto es repetido varias veces. La hembra pone de 1 a 4 huevos en marzo o primeros de abril en Catalunya. La incubación es compartida. A los 30-34 días nace el primer polluelo y posteriormente los demás con un intervalo de 48 horas. Sólo nacer los pequeños ya intenta crotorar. Se alimentan de ranas, lagartos, culebras, pequeños mamíferos, insectos (ortópteros y coleópteros), peces, polluelos de otras aves… Los pequeños vuelan a los dos meses pero dependen de sus padres para la alimentación. Los padres dan sombra o protegen de la lluvia a los pequeños durante este tiempo extendiendo las alas. La cigüeña blanca está íntimamente ligada a ambientes húmedos y cultivos de regadío, por desgracia también lo está recientemente a los basureros.

La cigüeña es un ave que las leyendas, los mitos y las tradiciones populares han tratado con frecuencia. En general ha sido considerada como un ave protectora o benefactora para el ser humano y, ya en la antigua Grecia, era considerada como un animal representativo del amor filial (véanse en la sintomatología de la experimentación la aparición de temas relacionados con la ayuda y en especial la ayuda a los padres o/y a los niños). En Las aves de Aristófanes, un texto del siglo V aC, se dice:

Tenemos una antigua ley, escrita en las tablas, que dice de las cigüeñas: “cuando el padre cigüeña haya criado a sus hijos hasta que puedan volar, sus hijos le tendrán que alimentar a él”.

Dicho texto nos hace pensar en el sueño de un experimentador de Ciconia ciconia en el que se producía una ayuda mutua entre dos personajes del sueño que se quitaban los mosquitos que les picaban uno al otro o en los sueños de ayuda a los padres que aparecieron en diferentes ocasiones durante la experimentación.

El tema de la cigüeña que trae el regalo de los niños, para muchos autores[2], estaría relacionado con su aparición en relación a la entrada de la primavera y todo el componente de generación de nueva vida y renacimiento que comporta la entrada en dicha estación.

La particularidad de las aves es que tienen la posibilidad de escapar de la pesadez animal[3]. La gente que necesita un medicamento preparado a partir de un ave tienen, entre otras cosas, un problema con la libertad. De hecho el ave ha simbolizado y magnificado siempre la libertad[4]. El aire libre está relacionado con el movimiento aéreo liberador; ya que en el aire el movimiento es superior a la substancia[5].

Pueden sentirse aprisionados por las reglas, las obligaciones, la sociedad o por las posesiones, lo que les hace estar en una especie de desconexión imparcial del mundo. Pero se sienten en conexión con su familia y con la gente y son numerosos los que trabajan como terapeutas.

Tienen mucha energía y apetito. Esa energía en ocasiones les hace estar inquietos. Aparecen con frecuencia temas relacionados con el movimiento o los viajes.

Tienen una organización de tipo conceptual en la que todo gira, en general, lejos de las estructuras y alrededor de las ideas[6]. Tienen una relación especial con la música. Son perfeccionistas y es importante en ellos todo lo que hace referencia al mundo del pensamiento, la intuición y la imaginación, así como a lo que puede considerarse como mundo del espíritu[7].

También es importante la visión y la observación. En general aparece patología relacionada con los ojos y la visión, también suelen presentar alteraciones en las extremidades y dolores que en general son como un pinchazo o como una puñalada.

Además de los temas característicos de los medicamentos elaborados a partir de un ave, en Ciconia ciconia nos encontramos como tema fundamental con la ayuda y con la visión de la vida como una cuestión de disponibilidad hacia el mundo.

A nuestro parecer y según se desprende de la experimentación, Ciconia ciconia puede vivir la vida con una gran relajación, tranquilidad, calma y serenidad. En general tiene una gran claridad mental o visión clara de las cosas y los temas de los regalos, la afectuosidad, la ayuda, la cooperación, el compartir y la compasión se viven de forma muy intensa. Desde la alegría hasta la tristeza, incluso en situaciones en las que puede existir un peligro, actúa de forma en que se es consciente de cada instante. Pueden producirse errores o despistes o incluso tener la sensación de que se está flotando, pero en general prevalece la sensación de bienestar o de paz interior. Curiosamente, coincidiendo con la cuestión del caganiu o benjamín del nido de las cigüeñas[8], ha aparecido durante la experimentación el tema de ser el último.

Veamos los síntomas o temas en general que han aparecido durante la experimentación y que pueden ser característicos de Ciconia ciconia:

En cuanto a lo que podrían denominarse temas o síntomas mentales aparecen las ya mencionadas relajación, tranquilidad, calma y serenidad. También han aparecido durante la experimentación una claridad mental o visión clara de las cosas, los regalos, la afectuosidad, ayuda, cooperación, el compartir y la compasión; también distancia del grupo o del mundo. Alegría y tristeza. También puede ser importante el tema del peligro y la acción calmada ante dicho peligro de forma en que se es consciente de cada instante. Errores o despistes y la sensación de que se está flotando. Sensación de bienestar o de paz interior. Finalmente también destacaríamos el tema del caganiu o benjamín o de ser el último

En cuestiones generales encontramos una agravación por el calor y una necesidad de aplicaciones frías o aire fresco. También frialdad, parestesias y dolores quemantes, punzantes, presión o de pesadez.

También ha aparecido durante la experimentación vértigo como si se flotase.

En la cabeza ha aparecido fundamentalmente un dolor de cabeza frontal que mejora con el aire fresco o aplicaciones frías.

También han aparecido en la experimentación, como ya hemos dicho que puede ser común en los medicamentos elaborados a partir de un ave, síntomas en los ojos, como escozor y quemazón, orzuelos, problemas en el enfoque y en general la sensación de visión clara, que podemos relacionar con la sensación de claridad mental que ya hemos comentado con anterioridad.

En la nariz han aparecido estornudos, picores, obstrucción y mucosidades acuosas.

También ha aparecido en la experimentación tos, en general seca y dolorosa.

En el aparato urinario hemos observado un aumento de la frecuencia urinaria, incontinencia y un prolapso de la vejiga urinaria que apareció y desapareció en un experimentador durante la experimentación.

En lo que hace referencia al aparato digestivo ha aparecido en la experimentación una curiosa sensación de cuerpo extraño.

En lo que hace respecto a la sexualidad ha aparecido un aumento de la libido. Las reglas pueden cesar durante dos días y ser abundantes y con coágulos.

Como parece propio de medicamentos elaborados a partir de aves de cuello largo han aparecido síntomas relacionados con el cuello y la zona cervical, como dolor y tensión o contracturas.

Como puede ser característico de los medicamentos elaborados a partir de un ave, han aparecido numerosos síntomas relacionado con las extremidades, como: parestesias, frialdad, dolores y pesadez de extremidades inferiores, sudoración de las manos y también síntomas claros en relación a los tendones de las manos.

Los sueños son en general reales y vívidos con la consciencia de soñar en color. Los temas han sido: las alturas, los amigos, la aves, la ayuda especialmente a niños y a padres, eróticos, calles, la madre, manifestaciones, militares, muertos, plumas, de ganas de orinar, de ser el último y viajes.

El diagnóstico diferencial puede darse entre medicamentos también elaborados con otra ave y en especial con Ardea herodias; también con Lac delphinum, en el que también aparece el tema de la ayuda o protección y la acción calmada en situaciones de peligro; también con Olibanum sacrum, un medicamento de gran calma y tranquilidad; también, como es evidente por los temas de ayuda y compasión, con Phosphorus, y finalmente destacando el tema de la ayuda con Manganum phosphoricum (ayuda y comunicación) y Manganum muriaticum (ayuda y cuidados).

A continuación señalamos los síntomas que han aparecido durante la experimentación en detalle y en lenguaje repertorial, en su traducción al inglés:

Ciconia ciconia

Mind

AFFECTIONATE

ASSIST, cooperation

BENEVOLENCE

CALM

CONTENTED

himself, with

CHEERFULLNESS gaiety, happiness

tendency

CARES worries,

full of,

CLARITY, Clearness of mind

DANGER, of, perception

surrounded by; yet calm

impending

DELUSIONS

chest expanded with internal lightness

danger; impression of, yet remain calm

detached

separated in the present, in simultaneously

floating, in air

nails of fingers are too large

separated, he is

world; from the

DESIRES

help, wants to, others

DETACHEMENT

DREAM, as if in a

ENJOY, but conscious of any moment

FEAR

danger, impending, of

happen; something will, terrible, horrible

FEARLESSNESS

danger menaced him, as if, but without fear

FORGETFULNESS

GESTURES, makes

involuntary motion of the hands

face, to the

IRRITABILITY

LAST CHIK, to hatch

LOVE

feelings, coming toward her and from her given and received

MISTAKES, makes

calculating, in

PLEASURE

listening music

QUIET; disposition

calm, and

SADNESS

helping others, amel

SENSITIVE

noise, to

SYMPATHETIC

TIME; loss of conception of

TRANQUILITY, serenity, calmness

not bothered by little problems

Vertigo

FLOATING, as if

Head

HEAVINESS; Forehead

extending to;

eyes, to backward

occiput

sides

PAIN

night agg

air open amel

closing eyes amel

cold water amel

cold air amel

crossing; bridge, a, over a river, agg

noise agg

sleeping amel

forehead

eyes

temples

hammering

pressing

pulsating

stitching

SENSITIVENESS; scalp, of, to touch

Eye

EVENING

agg. sunset

BURNING

CHALAZÆ

DRYNESS

ITCHING

HEAT, in

lids, margins

LACHRYMATION

PRESSING

desire close lids

RUB, desire to

STIES

WEAK

Vision

BRIGHT, seems

BRIGHTER, objects seem

COLORS before the eyes

yellow

spots

Ear

BURNING

DISCOLORATION

redness

Concha

HEAT

NUMBNESS

lobule

PAIN

stitching

waking from

Nose

CATARRH

DISCHARGE

watery

ITCHING

agg. temperature changes

OBSTRUCTION

SENSITIVE

odors agreeable

SNEEZING

Face

ERUPTIONS

herpes

NUMBNESS

lips

Mouth

APHTAE

CRACKS

upper lip

TASTE

metallic

Throat

DRYNESS

FOREING body, sensation of

ITCHING

PAIN

swallowing

External throat

TORTICOLLIS

Stomach

BURNING

NAUSEA

NERVOUSNESS

PAIN

eating agg

amel. stool, after

THIRST

morning, waking on

afternoon

extreme

large quantities, for

unquenchable

TREMBLING

fluttering

Abdomen

DISTENTION

FLATULENCE

NERVOUSNESS

stool amel

PAIN

Rectum

DIARRHEA

ITCHING anus and rectum

Stool

FORCIBLE, sudden, gushing

explosion, like an

SOFT

THIN

Bladder

URINATION

profuse, increased

feeble stream

frequent

involuntary

PROLAPSE

Urine

watery, clear as water

Female

SEXUAL desire; increased

menses, during

MENSES

cease

two days, for

clotted

large clots

copious

Cough

COUGHING, agg

DRY

ITCHING, from

throat, in

larynx, in

trachea from

MOTION, agg

LYING, agg

right side agg

PAINFUL

drinking amel

inspiration agg

swallowing saliva amel

extending to trachea

POSITION in bed, from change of, agg

TALKING agg

Expectoration

THICK

WHITE

yellowish

SCANTY

Chest

PAIN

coughing agg

motion agg

pressure agg

sneezing agg

touching agg

aching

sternum

broken, as if ribs were

Mamae

ovulation

TREMBLING

internal

Back

COLDNESS

CONTRACTION; cervical muscles

HEAVINESS, weight; cervical region

LOOSE; cervical region

MOTION

rotation of neck

PAIN

pulsating

throbbing

lumbar region

PRESSURE; cervical region

STIFFNES; cervical region

Extremities

COLDNESS;

fingers, tips

feet

hands

legs

CONTRACTION of muscles and tendons

hand

FORMICACION

HEAVINESS, tired limbs

lower limbs; walking; while

HEMATOMA

upper limbs

hand

palm

MOTION

needs move the arms like sails of a mill

NAILS

hardness

NUMBNESS

upper limbs

arms

hand

thumb

PAIN

upper limbs

shoulder

fingers

joints

third

lower limbs

knee

toes

joints

burning

stinging

PARESTHESIA

burning, on touch agg

PERSPIRATION

hands

STIFFNESS

lower limbs

SWELLING

fingers and toes

WEAKNESS

Sleep

INTERRUPTED

SLEPPINESS

WAKING

difficult

morning

Dreams

AMOROUS

BABIES; nursing

BIRDS

BUTTERFLY

CHILD, children, about

COLOURED

DEAD PEOPLE

DEATH

FEATHERS

FRIENDS

HELP, trying to

children

parents

HIGH PLACES

JOURNEY

LAST; the, one, who arrive

MILITARS

MOTHER, OF

PEOPLE,

crowd

seminaries

STREETS

URINATING OF,

desire for

VIVID

WATER

Generalities

AIR open amel

desire

COLD applications

amel

COLDNESS

CHILL

PAINS,

boring

burning

stinging

heaviness

pulsating

throbbing

NUMBNESS

PARESTHESIA

TEA amel

TREMBLING

internal

WARM agg

[1] “Por San Blas las cigüeñas verás”.

[2] Véase al respecto: Jesús Villaplana Ferrer, Biologia i mites dels ocells, Simat de la Valldigna, 2003, p. 53.

[3] Véase al respecto: Marie-Madeleine Davy, L’oiseau et sa symbolique, Paris, 1998, p. 10.

[4] Marie-Madeleine Davy, Op. cit., Paris, 1998, p. 63.

[5] Gaston Bachelard, L’air et les songes, Paris, 1990, ps. 15 y 16.

[6] Jonathan Shore & Judy Schriebman & Anneke Hogeland, Birds. Homeopathic Remedies from the Avian Realm, Berkeley, 2004, p. 17.

[7] Algunos autores, relacionan simbólicamente el vuelo con la salida de la conciencia común. Véase al respecto: Marie-Madeleine Davy, Op. cit., Paris, 1998, p. 14.

[8] En el nido de la cigüeña hay un polluelo, denominado benjamín o caganiu en catalán, que tiene el riesgo de no sobrevivir debido a que siempre se va quedando el último cuando recibe la alimentación por parte de sus padres.

Autores: Drs. M. Assens, C. Esteban, G. Fernández, C. Guasp, R. Ratera, G. Roch y J. Vila (Academia Médico Homeopática de Barcelona).
Ponencia presentada en el II Congreso Nacional de Homeopatía. Tenerife, 28 Abril a 1 Mayo de 2006.